frammento 6: aspettando il miracolo
La scura aspettava un miracolo. il che, per un uomo della sua stazza, accadeva ogni volta che miracolosamente riusciva a saziarsi.
Andiam per gradi.
La scura era un uomo. Lo chiamavano la scura quelli che lo conoscevano a sufficenza da sapere cos'era successo quella sera, in quel posto, con quelle persone, a colpi di guinness.
La scura era un uomo grosso. enorme nella sua fisicità quanto minuto in tutto ciò che la escludeva.
E questo ci porta al fulcro di questa storia: ovvero il fatto che la scura stesse chiedendo con tutto se stesso, spingendo più in alto l'anima con gli stessi addominali con cui normalmente spingeva verso il basso altro, un miracolo.
La cosa bella era questa: lui non aveva la più pallida idea di cosa volesse (miracolosamente). Sapeva, percepiva nettamente che qualcosa non andava. La sua vita si era spostata leggermente, impercettibilmente, da quella che doveva essere la strada maestra, mentre lui dormiva.
Quello che giorno dopo giorno aveva fatto, detto, magiato, digerito, giorno dopo giorno era diventato meno suo, meno interessante, meno piacevole.
La scura, avesse avuto un senso per la metafora che ovviamente non aveva, avrebbe descritto questo crescente disagio come un luogo che lentamente da più soddisfazione nei ricordi che nella realtà. Non potendosi beare del potere lenitivo dell'intelletto fine a se stesso, la scura invece risolveva la questione massaggiandosi sempre più spesso la pancia con una delle enormi mani.
Prima di criticare un gesto così fisico nella sua inutilità, non dimentichiamoci che vi avessi detto che ascoltava il suo terzo chakra ponendoci il palmo sopra avreste preso lo stesso identico gesto con molta più serietà.
Ma la scura di chakra non ne sapeva nulla. La pancia era la pancia. e la mano se aveva un palmo non glielo aveva mai fatto pesare. Quindi andava bene così.
Restava solo il fatto che massaggiare pance e chakra nascosti non lo sollevava nemmeno un po. Anzi. i giorni passavano e quel disagio, quel ronzante malessere anzichè diminuire aumentava fin quasi a parlargli.
"azzo fai?" Gli suggeriva negli attimi di noia.
"azzo vai?" Gli domandava nei lunghi istanti di silenzio in cui il mondo sembrava staccarsi come pelle morta dal suo fisico e ciondolare fino a terra in modo del tutto inutile.
La scura, pur non essendo nemmeno candidato a votarsi come intelligente, non era del tutto convinto che fosse normale che un dolore gli facesse domande.
Che un fastidio gli ponesse dubbi esistenziali.
La carne, i muscoli, le ossa non pongono dubbi. Impongono sempre un regime di certezze. vivono e operano nell'universo della materia dove tutto è binario.
O si o no.
O asciutto o bagnato.
O molle o duro.
Il vantaggio degli universi binari e che impongono le scelte, anzichè proporle, quindi, fondamentalmente, privano la persona del peso di decidere di scegliere.
ti ci trovi dentro e scegli. tra due strade, non tra mille.
Due strade nettamente diverse, sia chiaro.
Ecco, la scura era fatto per vivere li dentro, beatamente.
Invece, quel disservizio dell'anima, quella scorrettezza della mente, lentamente si erano imposti alterando la dualità. Sfumandola, Sfocandola. Aprendo sentieri dove prima c'erano solo i lati delle due strade, mettendo intere foreste e montagne e palazzi pieni di gente sconosciuta a coprire l'orizzonte.
E che cazzo.
Gran bel casino.
Il disagio e il relativo dolore, che si agitavano nella sua testa come un falegname al lavoro, man mano che prendevano fiducia in se stessi aumentavano la loro capacità espressiva arrivando a concepire frasi sempre più complesse per autocelebrarsi.
"ma. tu. sei. felice (azzo)?"
"ma. tu. stai. sprecando. la. tua. vita (azzo)?"
"ma. davvero. è. tutto. qui. Azzo?!"
Queste nuove sfumature nelle domande che si agitavano dentro la scura ci fanno capire due cose: Solo gli esseri femminili sono in grado di iniziare puntualmente una domanda con il "ma", quindi il disagio si era trasformato in una depressione e il dolore in una sofferenza.
La seconda cosa che la scura stava capendo era che, se c'era anche solo traccia di femmine nel problema, il problema era più grande.
Urgeva una soluzione.
La scura si buttò con tutto il peso del suo vigore in quello che stava facendo in quel momento, in quello che aveva fatto fino ad allora: dove aveva bevuto uno, ora beveva dieci; dove aveva riso forte, ora gridava il suo riso al mondo.
Nulla di risolto.
Urgeva un cambiamento.
La scura si buttò alle spalle tutto ciò che aveva fatto, detto, riso fino a quel momento e si immerse come il migliore dei cinghiali nel succoso fango della scoperta a tutti i costi. Provò cose che non gli appartenevano del tutto, cose che non gli appartenevano affatto.
Provò cose che appartenevano ad altri e si fermò solo un attimo prima di provare cose che non appartenevano a nessuno.
Le voci restarono.
Urgeva una pausa.
La scura smise di buttarsi. smise ogni cosa. provò a smettere anche se stesso solo per scoprire che certe cose che hai indossato come vestiti in realtà non vengono più via.
con suo netto disappunto scoprì anche che per quanto grosso era, non riusciva a fermare i pensieri.
le voci salirono di tono.
Non resta che una cosa.
Urgeva un miracolo.
Uno qualunque. Diavolo, un miracolo è un miracolo, mica bisogna dargli le istruzioni.
Una voce da qualche parte gli sussurrò che aspettare un miracolo che ti raddrizzi la vita prima che tu muoia è come uno yogurt che apetta qualcuno che se lo mangi prima di scadere.
ah, a proposito, se ti sembra che sia proprio giusto che uno yogurt aspetti quello, ricordati che è uno yogurt.
tu forse sei una persona.
Andiam per gradi.
La scura era un uomo. Lo chiamavano la scura quelli che lo conoscevano a sufficenza da sapere cos'era successo quella sera, in quel posto, con quelle persone, a colpi di guinness.
La scura era un uomo grosso. enorme nella sua fisicità quanto minuto in tutto ciò che la escludeva.
E questo ci porta al fulcro di questa storia: ovvero il fatto che la scura stesse chiedendo con tutto se stesso, spingendo più in alto l'anima con gli stessi addominali con cui normalmente spingeva verso il basso altro, un miracolo.
La cosa bella era questa: lui non aveva la più pallida idea di cosa volesse (miracolosamente). Sapeva, percepiva nettamente che qualcosa non andava. La sua vita si era spostata leggermente, impercettibilmente, da quella che doveva essere la strada maestra, mentre lui dormiva.
Quello che giorno dopo giorno aveva fatto, detto, magiato, digerito, giorno dopo giorno era diventato meno suo, meno interessante, meno piacevole.
La scura, avesse avuto un senso per la metafora che ovviamente non aveva, avrebbe descritto questo crescente disagio come un luogo che lentamente da più soddisfazione nei ricordi che nella realtà. Non potendosi beare del potere lenitivo dell'intelletto fine a se stesso, la scura invece risolveva la questione massaggiandosi sempre più spesso la pancia con una delle enormi mani.
Prima di criticare un gesto così fisico nella sua inutilità, non dimentichiamoci che vi avessi detto che ascoltava il suo terzo chakra ponendoci il palmo sopra avreste preso lo stesso identico gesto con molta più serietà.
Ma la scura di chakra non ne sapeva nulla. La pancia era la pancia. e la mano se aveva un palmo non glielo aveva mai fatto pesare. Quindi andava bene così.
Restava solo il fatto che massaggiare pance e chakra nascosti non lo sollevava nemmeno un po. Anzi. i giorni passavano e quel disagio, quel ronzante malessere anzichè diminuire aumentava fin quasi a parlargli.
"azzo fai?" Gli suggeriva negli attimi di noia.
"azzo vai?" Gli domandava nei lunghi istanti di silenzio in cui il mondo sembrava staccarsi come pelle morta dal suo fisico e ciondolare fino a terra in modo del tutto inutile.
La scura, pur non essendo nemmeno candidato a votarsi come intelligente, non era del tutto convinto che fosse normale che un dolore gli facesse domande.
Che un fastidio gli ponesse dubbi esistenziali.
La carne, i muscoli, le ossa non pongono dubbi. Impongono sempre un regime di certezze. vivono e operano nell'universo della materia dove tutto è binario.
O si o no.
O asciutto o bagnato.
O molle o duro.
Il vantaggio degli universi binari e che impongono le scelte, anzichè proporle, quindi, fondamentalmente, privano la persona del peso di decidere di scegliere.
ti ci trovi dentro e scegli. tra due strade, non tra mille.
Due strade nettamente diverse, sia chiaro.
Ecco, la scura era fatto per vivere li dentro, beatamente.
Invece, quel disservizio dell'anima, quella scorrettezza della mente, lentamente si erano imposti alterando la dualità. Sfumandola, Sfocandola. Aprendo sentieri dove prima c'erano solo i lati delle due strade, mettendo intere foreste e montagne e palazzi pieni di gente sconosciuta a coprire l'orizzonte.
E che cazzo.
Gran bel casino.
Il disagio e il relativo dolore, che si agitavano nella sua testa come un falegname al lavoro, man mano che prendevano fiducia in se stessi aumentavano la loro capacità espressiva arrivando a concepire frasi sempre più complesse per autocelebrarsi.
"ma. tu. sei. felice (azzo)?"
"ma. tu. stai. sprecando. la. tua. vita (azzo)?"
"ma. davvero. è. tutto. qui. Azzo?!"
Queste nuove sfumature nelle domande che si agitavano dentro la scura ci fanno capire due cose: Solo gli esseri femminili sono in grado di iniziare puntualmente una domanda con il "ma", quindi il disagio si era trasformato in una depressione e il dolore in una sofferenza.
La seconda cosa che la scura stava capendo era che, se c'era anche solo traccia di femmine nel problema, il problema era più grande.
Urgeva una soluzione.
La scura si buttò con tutto il peso del suo vigore in quello che stava facendo in quel momento, in quello che aveva fatto fino ad allora: dove aveva bevuto uno, ora beveva dieci; dove aveva riso forte, ora gridava il suo riso al mondo.
Nulla di risolto.
Urgeva un cambiamento.
La scura si buttò alle spalle tutto ciò che aveva fatto, detto, riso fino a quel momento e si immerse come il migliore dei cinghiali nel succoso fango della scoperta a tutti i costi. Provò cose che non gli appartenevano del tutto, cose che non gli appartenevano affatto.
Provò cose che appartenevano ad altri e si fermò solo un attimo prima di provare cose che non appartenevano a nessuno.
Le voci restarono.
Urgeva una pausa.
La scura smise di buttarsi. smise ogni cosa. provò a smettere anche se stesso solo per scoprire che certe cose che hai indossato come vestiti in realtà non vengono più via.
con suo netto disappunto scoprì anche che per quanto grosso era, non riusciva a fermare i pensieri.
le voci salirono di tono.
Non resta che una cosa.
Urgeva un miracolo.
Uno qualunque. Diavolo, un miracolo è un miracolo, mica bisogna dargli le istruzioni.
Una voce da qualche parte gli sussurrò che aspettare un miracolo che ti raddrizzi la vita prima che tu muoia è come uno yogurt che apetta qualcuno che se lo mangi prima di scadere.
ah, a proposito, se ti sembra che sia proprio giusto che uno yogurt aspetti quello, ricordati che è uno yogurt.
tu forse sei una persona.