giugullare

il viaggio per cui si parte non è mai il viaggio da cui si ritorna

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detesto gli ingegneri

Thursday, April 12, 2012

si perde sempre qualcosa

si perde sempre qualcosa. la pioggia bombardava l'asfalto attorno a me, i miei passi erano annacquati quasi quanto i miei pensieri.
faceva anche freddo, se vogliamo dirla tutta.
la città era raggrumata su una terra spremuta da un gigante: non avrebbe trovato un tratto pianeggiante nemmeno una formica. in quel saliscendi costante l'acqua andava a nozze. rigagnoli di pioggia si montavano la testa e si allenavano a fare i fiumi in piena, senza sapere di essere troppo vicini al mare per poter anche solo sperare di diventarlo.
come al solito, sei grande solo in proporzione alle dimensione di chi ti circonda.
in mano avevo un foglio di carta.
una lettera, per essere precisi.
una "sua" lettera, a voler essere fottutamente precisi.
si perde sempre qualcosa. Quella frase continuava a girarmi in testa come un boccone di carne scadente tra i denti.
le parole della lettera si aggrappavano ad ogni goccia di pioggia, salivano, saltavano tra cielo e terra e tornavano ad essere voce.
e tornavano a dire le stesse cose.
cose che sapevo.
cose che sapevo essere vere.
ineluttabili.
eppure, la lontananza era come vivere senza pelle in mezzo al vento.

Si perde sempre qualcosa.
Si va avanti, si aggiungono esperienze a vestiti fuori moda e ci si sente più pronti al prossimo passo, anche in mezzo alla pioggia.
ma ad ogni passo ci si sente un po meno colorati. ci si sente sbiaditi.

il rigagnolo di acqua, tra i miei piedi, rotolava giù dalla collina come l'essere più felice del mondo. correva, pazzo di gioia, fino a perdersi un un tombino, giù in fondo alla strada.
restai per un po a guardare, la lettera dentro il pugno, le parole dentro la testa.
poi presi a fare una cosa che non facevo da anni. le mani all'inizio si mossero impacciate. fecero e disfecero più volte gli stessi movimenti, prima di trovare i giusti passaggi.
la giusta strada.
finito il lavoro, zuppo di pioggia, posai quello che avevo ottenuto nelle vorticose mani del ruscello.
la barchetta di carta partì spedita, nella notte, sicura di se quanto mai lo era stato il suo costruttore.
le sue parole ne adornavano i fianchi, mentre le goccie di pioggia lentamente le cancellavano.
la barca sfrecciò in basso.
arrivò al tombino. E senza porsi particolari domande, ne con particolare rammarico, sparì.

Si perde sempre qualcosa.
Oppure si può provare a lasciarlo andare via, se è giusto che sia così.