giugullare

il viaggio per cui si parte non è mai il viaggio da cui si ritorna

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detesto gli ingegneri

Thursday, November 30, 2006

l'ultimo pesce

“come no, stai sereno, tutto passa”
Mi tiro questa frase nel cervello come un boomerang in uno spazio chiuso.
Nessun effetto. Il cuore continua a battere come una mandria di cavalli in fuga. E l’aria si rifiuta di entrare nei miei polmoni, come se avesse paura di non uscirne più.

“come no, stai sereno.” “Tutto passa”.

La testa gira, i pensieri rosicchiano il cranio come pesci impazziti in un acquario. Mi schianto contro il muro. La spalla scricchiola. Il dolore fa fuggire i pesci, per un attimo.
“adesso muoio” Non so se sia speranza o terrore. Quel mondo non è più cosa mia.

“stai sereno. Stai sereno. Tutto passa”.

Non è poi così difficile accettare che tutto sia andato a puttane: i requisiti c’erano tutti.

Regola uno: sii lucido. Avevo ingoiato più di quanto una bottiglia potesse vomitare.
Regola due: Non pensare. La mia mente non aveva pensato. Diavolo, aveva urlato.
Regola tre: sii deciso. Ma più la guardavo, più la mia voce tremava.

Mi rimetto in piedi. Il girotondo ricomincia, e l’alcool che ho in corpo comincia a ringraziami per tutto quello spazio libero nello stomaco. Barcollo.

“Tutto passa. Stai sereno”

Respiro a fondo, facendo finta che quello che respiro non sia fumo, e butto tutto giù.
L’odore è quello acre di cose vive abbracciate dal fuoco. Cerco di non immaginarmi “chi” siano quelle cose. Diavolo.

Ma, adesso, non lei. Non Qui. Non così.

Lei mi viene incontro. -“non guardarla negli occhi”- ha le mani tese, a mezz’aria, leggere come steli –“non guardarla. Non guardarla”.
Io indietreggio. Cosa accidenti posso fare?

“stai sereno. Stai buono”

La gamba ancora buona mi molla all’improvviso, schioccando come un asciugamano bagnato nelle mani di un bambino. Crollo all’indietro ripiegandomi su me stesso, con un “uhfff” che si spegne a mezz’aria nel crepitio delle fiamme. La schiena cozza contro le lamiere dell’auto –bella macchina, solida, grossa, dannatamente veloce- e conferma la loro solidità nell’urto.

Per un attimo il dolore spegne le luci e una ridda di lucciole rosse vortica nei miei occhi mentre perdo i sensi. “fa che mi prenda adesso” penso con un’intensità bestiale.

Luce. Confusa. Confusione totale.
Il mio nome che galleggia in attesa di contenuti a cui aggrapparsi. Per un attimo sto quasi bene, non sapendo di stare male.
Poi la coscenza mi piove addosso tutta insieme, come se un qualche ubriaco avesse tirato lo scaquone nel mio cervello.
Urlo.

“stai sereno. Tutto passa” “Come no”

Lei, lei dov’è?
Mi volto a destra e a sinistra, per cercarla. Il collo accetta il compromesso e invece di rompersi si limita a bestemmiare. La vista intanto torna quasi perfettamente a fuoco.
Dov’è lei? Dov’è?
Schegge di vetro, a terra. Il fuoco le illumina. Non devo essere rimasto svenuto a lungo, quindi, se il fuoco brucia ancora. In più non c’è ancora nessuno di quelli che dovrebbero esserci.
Tra le schegge una mano. E’ piccola, è così dolce. Al dito manca un’anello. L’anello.

“stai sereno. Tutto passa”

Un rivolo di sangue è sceso tra quelle piccole dita. Ma ormai è fermo, immobile. Anche la mano non si muove. Io non alzo nemmeno lo sguardo per vedere il resto del corpo.
E morta. Lo So. Me lo dicono le lacrime che bruciano i miei occhi.

Ma non è lei che sto cercando.

Provo a voltarmi del tutto. Solo per accorgermi che ormai le gambe mi hanno mollato. Ne picchio una con un pugno. Non ho un motivo particolare. Mi va di picchiarla.
Dondolandomi, perdo l’equilibrio e rovesciandomi a terra mi giro. Tutto è ancora come prima.

Le lamiere dell’auto sono ancora al loro posto attorno al muro.

“ma chi diavolo avrà fatto questo cazzo di muro in mezzo al nulla” Penso, maledicendo il dio dei muratori e degli imbecilli (io rientro nella seconda). Un patetico, stupido, muro in mezzo a un prato. Un inutile muretto. Un maledettissimo muretto.
Ci stava uccidendo.

“Stai sereno”

Piango. Il torpore non ci pensa neanche a salire verso il mio stomaco, dopo aver avvolto le gambe. Anzi. Dall’inguine in su sta scalando la vetta un dolore cieco, cattivo, fatto di morsi alla carne e di denti freddi. Urlo di nuovo.
Dove diavolo è lei?

“Stai sereno, tutto passa”

Guardo il fuoco crepitare. E mi accorto che mi è partito anche l’udito: non sento alcun suono, alcun rumore.

Dov’è lei?

Svengo di nuovo.

Sono di nuovo sveglio. Vi risparmio la risalita dal buio. Immaginate cosa succede quando avete un incubo, vi svegliate all’improvviso, e poco per volta vi accorgete che era solo un sogno.

Adesso invertite il tutto: questo è quello che ho provato.

Lei è li. Di fronte a Me. Non ho ancora alzato lo sguardo, le guardo i piedi. Chissà perchè la immaginavo scalza.
Non si muove.
Adesso l’aria entra nei miei polmoni con un gorgoglio. Ho un qualche liquido in gola, penso.
Poi rido, sputando sangue. Che liquido posso avere in gola, se non quello? Che idiota!

Il dolore non è aumentato di molto. In compenso i pesci in testa stanno morendo uno ad uno. Salgono a galla lentamente, smettendola di agitare le acque.
Ne resta solo uno. Se solo non si muovesse in modo così confuso, capirei cosa vuol dire.

Non ricordo nemmeno più chi ha causato l’incidente. Io, la ragazza a cui appartiene quella dolce mano che rimarrà per sempre senza anello, qualcun’altro?
Non ricordo, e non ha grande importanza. Oppure si, è la cosa più importante del mondo...ma non ricordo lo stesso.
Piango. Anche la vista sta partendo.
Riesco a malapena a vedere quelle sirene che stanno illuminando la notte, avvicinandosi.

“Stai sereno. Tutto passa” “come no”

L’ultimo pesce nella mia testa sta rallenando. Sto per prenderlo quando tra le nebbie vedo che Lei si sta muovendo.
E’ un’illusione?
Cerco di mettere a fuoco: no, si sta muovendo davvero. Le vedo solo i piedi, ma si avvicinano.
Nemmeno troppo lentamente.

“stai sereno”

Il pesce è quasi fermo. Cosa vuol dirmi, cosa vuol dirmi? E’ tutto così silenzioso nell’oceano che ho in testa.
“prendile la mano”
Il pesce sbatte ormai solo mollemente la coda, mentre mi dice di prenderle la mano.
Io capisco. Forse urlo. Lei è sempre più vicina. Anche le sirene tentano di arrivare al traguardo, ma a naso penso che arriveranno al massimo seconde, se non più indietro.

“prendile la mano” “prendile la mano, prendilelamano”

Mi spingo verso quella dolce mano della ragazza nel finestrino. Pianto le unghie nella terra, nell’erba per fare quei pochi cenimetri che mi separano dalla mano.
Lei si avvicina ancora. Questa volta non si fermerà.

La coda del pesce sta rallentando. “PRENDILELAMANOPRENDILELAMANO”
La mia anima si conficca nella terra assieme alle mie dita.
La mia mano raggiunge quella della ragazza. Le si adagia sopra come una coperta su un corpo.
Quanto la amo. Quanto mi amava.

Adesso ricordo chi ha causato l’incidente. Ma non mi importa più.
Stringo la mano della mia ragazza.
Le sirene sono ancora distanti.
Lei, invece, mi ha raggiunto.
Sorrido, sono arrivato primo.
L’ultimo pesce smette di muoversi.

Wednesday, November 29, 2006

vorrei scrivere



vorrei scrivere di lei, vorrei.
è qui, la respiro, la sento. Sento la sua assenza. Mi sento come un'ombra senza un corpo che mi proietta.
Come un sole che non proietta ombre, perchè splende su un piatto deserto.

Vorrei scrivere di lei. Cose banali, dio, come vorrei. Vorrei scrivere che abbiamo comprato il pane, insieme. Che il sacchetto della spesa s'è rotto. Che pioveva, non faceva così freddo, ma ci siamo stretti lo stesso l'uno all'altra.

Vorrei.

Vorrei scrivere del colore dei suoi occhi. Che vedo così chiaramente. Vorrei scrivere del silenzio che copre i nostri corpi, mentre si parlano. vorrei scrivere del suo calore.

Ancora più banale. Vorrei scrivere del suo sorriso. vorrei scrive "gente, poveri, pazzi, ciechi, sconfitti, voi che non lo avete. perchè lei sorride a me".

vorrei scrivere di progetti, di sogni. No, di questo non scriverei. Non perderei tempo a scriverne, se potessi passarlo creando, costruendo, con lei.

Vorrei scrivere di come ci si sente, svegliandosi al mattino, e trovandola nel letto, accanto a me. Ancora addormentata oppure già sveglia. Ma serena. Felice.
Vorrei raccontarvi com'è guardare l'oralogio e non vedere il tempo che passa, ma il futuro che finalmente arriva.

Ci siete ancora?

Non importa. Giuro. Non mi interessa che leggiate di lei; mi piacerebbe scriverne.
Perchè sono stanco di scrivere la fantasia. Vorrei scrivere la realtà.
Vorrei scrivere di lei.

quanto vorrei.

Tuesday, November 28, 2006

omaggio a ciò che di me, l'ombra al sole crea


Tema del soldato eterno e degli aironi
Ho sparato nel profumo
delle viole a Waterloo
fra le rose
sulla linea Maginot
cavalcavano ragazze
muli lenti sui sentieri
con le gambe
larghe per i nostri cuori.
Sono stato vecchio ad Alamo
bambino a Maratona.
Ogni idea. l'ultima,era buona.
Ho tradito sempre tutti
tutti mi hanno perdonato
non l'ho fatto
e mi hanno fucilato.
Tornerò a settembre
tornerò a novembre
un giorno tornerò
e farò l'amore
mi farai capire
il senso che non so.
Tu sola in tutto il mondo puoi
spiegarmi cos'è vero.
Passerà settembre
passerà novembre
ed io non tornerò
forse manca poco
forse è solo un gioco
poi ti abbraccerò
amore, amore aiutami
io non so più chi sono
ma so chi sei
Questa guerra di Crimea
è piena dei tuoi occhi
che non ho
e domani contro Franco morirò.
Dormono gli aironi dormono
come fiori su un gambo solo
È troppo grande il cielo
per capirlo al volo.
Scrivimi stanotte
scrivimi stanotte
parlami di te.
Non lasciarmi solo,
scrivimiti prego
spiegami perchè
soltanto tu puoi dirmelo
io non so più chi sono.
Passerà settembre
passerà novembre
io non tornerò
non mancava poco
no non era un gioco
non ti abbraccerò
amore, amore è inutile
io ti ho inventata
e non ci sei
Roberto Vecchioni

omaggio a me



TANGO DI RANGO
Giovane fui nel tempo che le ragazze non la davan mai,
se la tiravan tutti da intellettuali che nemmeno sai,
ho appreso dalla vita l'amaro frutto della vanità,
mi sbellico dal ridere per chi ha letto in me la verità:
chiedo clemenza ai giudici come un gesto di carità.
Tango, vorrei sorridere ma piango,
vorrei partire ma rimango
incatenato a me ;
Tango, sono un perdente ma di rango
e se ho la testa giù nel fango
la tiro sempre su.
Scettico mi fa il mondo, ma solo scettico e neanche blu,
spargo insincere lacrime su tutto quello che non torna più,
ho consumato l'ultimo amaro calice del piacer,
giro di notte assorto, più da imbranato che da viveur,
coltivo come un fiore la mia raggiante misantropia.
Tango, vorrei soffrire ma mi tengo,
e poi che cosa me la piango?
Ragioni non ce n'è
Tango, sono un perdente ma di rango
e se ho la testa giù nel fango
la tiro sempre su.
Tango, sono uno scettico di rango
e poi nemmeno ce l'ho lungo,
sempre se ancora c'è...
tango, sono un perdente, ma di rango,
e se ho la testa giù nel fango,
la tiro sempre su.
© Roberto Vecchioni

signori, buonasera

nuovamente in equilibrio precario. Nuovamente in mezzo al vento. Esiste qualche intelligenza cosmica sufficentemente mediocre da riuscire a spiegarmi il senso delle cose in modo che io possa capire?

sono disposto ad accettare la felicità inconsapevole, ma almeno i calci nei coglioni qualcuno lassù mi spiega perchè continuano ad arrivare a cadenze regolari?

amen

Thursday, November 09, 2006

i'm on fire


I'M ON FIRE
Bruce Springsteen
Hey little girl is your daddy home
Did he go away and leave you all alone
I got a bad desire
I'm on fire
Tell me now baby is he good to you
Can he do to you the things that I do
I can take you higher
I'm on fire
Sometimes it's like someone took a knife baby
edgy and dull and cut a six-inch valley
through the middle of my soul
At night I wake up with the sheets soaking wet
and a freight train running through the
middle of my head
Only you can cool my desire
I'm on fire

Wednesday, November 01, 2006

tanto vale


saremo anche la pallida imitazione di un dio,
appiccicati al nostro destino come uno spaventapasseri al suo trespolo,
e allora?

tanto vale prenderla con ironia

l'angelo decaduto



nelle fiamme.
nelle passioni.
nei peccati.

NELLA VITA.