giugullare

il viaggio per cui si parte non è mai il viaggio da cui si ritorna

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detesto gli ingegneri

Friday, February 06, 2009

un po di rispetto

Se ne vantava, il bamboccio.

No, davvero, non so se rendo l'idea...si stava pavoneggiando. Bastardo!

Io stavo morendo e quel lurido, squallido bamboccio aveva stampato sulla faccia un francobollo di sorriso così largo da fare invidia a quello di un pagliaccio.

Bastardo.
Schifoso bastardo.


Il primo crampo mi scosse la pancia con la stessa allegria con cui un bambino butta via un brutto regalo. I conati di vomito si precipitarono nella mia bocca. Tossendo usci un bel fiotto di sangue.

E lui rideva.

Mi si avvicinò, piano, con calma. Io vedevo solo la punta delle sue rognose scarpe. Ne alzò una e mi prese a calci.
Cercai di afferrarlo con le braccia, ma ormai mi rispondevano meno di quanto un impiegato statale risponda al telefono. Mancai il bersaglio ed in compenso guadagnai una'altra bella fitta di dolore.
Tanto bibi.
Spuff. Altro calcio.
Spuff, spuff spuff spuff.


Alzai lo sguardo. Giuro che se mi fosse arrivato a portata di denti uno di quei rognosi piedi glielo avrei staccato a morsi. Alzai lo sguardo e la rabbia avvampò in mezzo al dolore scostandolo con la stessa delicatezza di un buttafuori che scosta la folla. Il bamboccio mi prendeva a calci...con le mani in tasca! Santoddio, stava prendendo a calci me, accidenti. Un minimo di rispetto!

Il bamboccio si stufò anche di prendermi a calci, si girò verso gli altri due o tre poppanti che si era portato dietro, alzò le spalle e allargò le mani.
“no!” pensai. “non farlo, non abbassarti”
che palle!
Che bibliche, gloriose palle! Riconoscevo quell'atteggiamento al primo avviso, ormai, e ne avevo la nausea.
Il bimbominchia cominciò a chinarsi verso di me.
Uff.
si aggiustò leggermente i pantaloni mentre si piegava sulle gambe, per portare la sua schifosissima faccia vicino alla mia.
Uff. ahi!
Scusate, altro crampo. Vengono sempre, sapete, quando vi beccate una pallottola in pancia. I vostri muscoli, come dire, si irritano non poco nel venire sfilacciati dal buco, e iniziano ad emettere segnali scandalizzati di indignazione al cervello.
Lui, per tutta risposta, pianta la spina nell'alta tensione e si mette a scaricare elettricità nei muscoli nella speranza di farli tornare in ordine.
E, in tutto sto casino, io avevo i crampi...e il pirla si era completamente chinato e stava cominciando a parlare. Lo sapevo!
Dio quanto odio le prediche quando sono in procinto di morte.
Bamboccio di merda.
Ai miei tempi lo avrei rinchiuso in una vergine di ferro fino a farlo dissanguare come un cinghiale.
A dire la verità, ai miei tempi non sarebbe nemmeno stato troppo corretto piantarmi una pallottola in corpo con un fucile di precisione, nascosti a centinaia di metri di distanza.
A dirla tutta, ai miei tempi neanche c'erano i fucili di precisione.


Il mio sangue si stava simpaticamente spaparazzando su quel pavimento lurido, peggio di una folla di turisti della domenica su una spiaggia pubblica. Frocetto intinse un suo dito pacioccoso nel liquido rosso e si mise a passarmelo sulla faccia. La predica dell'eroe intanto stava andando avanti a colpi di “è giunta la tua ora”, “non farai più niente a nessuno”, “sei un essere spregevole” eccetera eccetera.
Digrignai i denti. Mettilo a portata e ti faccio vedere come ti riduco quel cazzo di dito.
I crampi aumentavano di intensità. Brutto segno: sapevo che gli ultimi sarebbero stati dolorosi da bestia. Buon segno: sapevo anche che sarebbero stati gli ultimi, poi tutto sarebbe finito.

Però...porca eva che male.

Mentre il bla bla bla avanzava con la stessa baldanza del mio sangue sul pavimento, la vista perdeva i contorni delle cose. Strinsi gli occhi per cercare di mettere a fuoco quei pulcini. Adesso anche gli altri compagni si erano avvicinati all'eroe. Dio, che costumini ridicoli avevano addosso: erano una accozzaglia di vestiti da guerra comprati in qualche mercato dell'usato, forse c'erano anche due o tre giubbotti antiproiettile e qualche crocetta assortita.
Pagliacci. Avevano croci grosse come un pollice e fucili grossi quanto un elefante e non vedevano nemmeno la contraddizione che si portavano addosso come un mantello.
Avrei riso se non fossi stato così arrabbiato.

Crampo
Crampo crampetto crampo.
Credetemi. Morire può essere una gran seccatura. Ogni volta lo pensavo e ogni volta mi lo confermavo: non si muore mai troppo in fretta.
E, ovviamente, non si vive mai troppo a lungo.

Eroe mi prese la faccia tra le mani, con una certa rudezza. MI fissò negli occhi (sai che coraggio, avevo una fottuta palla di metallo negli intestini...mica aveva provato a farlo quando ero in forma) e mi sputò in faccia.
Mugolai.
Lui mi gettò la testa indietro, facendola battere sul pavimento. Io mugolai di nuovo.
Lui si alzò.
Fece cenno ad un altro coglione (quello con la croce più grossa di tutte) e questo gli passò una tanica. Benzina, probabilmente.
Merda, volevano pure bruciarmi. Se non mi svegliavo a morire rischiava di diventare davvero seccante.
Con l'ennesimo ghigno, bamboccio mi versò addosso il liquido, con gesti copiosi.
Alcool!?? Alcool! Deficenti. Stavano usando l'alcool.
Ma possibile che io mi trovi sempre ad aver a che fare con degli idioti? Usa qualcosa che abbia una parentela più stretta con il petrolio, qualcosa che ti si appiccichi addosso e ti scavi dentro mentre brucia.
No. Gli idioti avevano alcool...scommetto preso in un supermercato. Cosa volevano farmi?? cuocermi?

Crampo. Crampo, crampone, crampaccio schifosissimo.

Mi contorsi nel dolore. Strinsi con le mani la pancia e il suo buco. Non che servisse molto, ma non c'è niente da fare, l'uomo cerca sempre di afferrare qualcosa, siano concetti, materia, o quel che resta della vita.
Inutilmente.
Per come la vedo io non c'è una ragione superiore al nostro essere qui, ma non c'è ne nemmeno bisogno. Ci siamo? E allora diamoci da fare.
Punto.

Cicciobombo cannoniere con la tanica in mano mi ridestò dalle mie filosofie gettando con un tonfo la tanica a terra.
Crampaccio.
Ahi.
Non stavo ancora morendo e quello adesso avrebbe tirato fuori un accendino.
Che palle! Ma perchè la gente fa sempre le cose alla cazzo? Hai un fucile grosso come l'uccello di un negro, almeno usalo bene, prendi la mira!
no.
Proprio nella pancia dovevi spararmi, che ci metto un sacco a restarci?!

Oh, no. Il pagliaccio tirò fuori dalla tasca una sigaretta...no. No no no. tutto ma non questo. non questa cafonata!
(crampo. Crampaccio)
il pagliaccio si accese la sigaretta.
Perchè la gente vive sempre come se fosse in un film? Perchè? Poppanti!

Il sangue aveva smesso di scorrere, lo sentivo. (crampaccissimo-questo aveva fatto DAVVERO male)ero arrabbiato. Furibondo. Quella nullità stava di nuovo ridendo mentre prendeva la sigaretta accesa tra le mani.
La gettava.
Su di me.
E Sull'alcool.
Presi fuoco come un allegro cerino formato gigante.Faceva male. E la rabbia saliva, saliva mentre lui continuava a ridere.
La vista partì. Poi partì anche l'udito, tra le sue risa.

Poi
Finalmente
morii.

Alleluia! Era ora.

IL gruppo di uomini, il prete, il medico, e i tre ex soldati, restarono a guardare il corpo che bruciava anche dopo che ebbe smesso di contorcersi.
Rimasero un po delusi quando, dopo qualche minuto, smise di bruciare (grazie alcool) e si limitò a fumare emettendo un fetore tremendo.
Si tapparono il naso. Nessuno tra loro aveva sentito mai un simile odore nella vita, nemmeno il prete che aveva raggiunto comodamente i settanta. Nemmeno l'ex colonnello cinquantenne che da una vita varcava campi di battaglia e che ora stringeva con una sola mano il fucile di precisione.
Gli uomini si guardarono, il prete fece ancora un segno della croce, a mo di saluto, poi si voltarono per andarsene.

Fu allora che mi rialzai.
Incazzato come una biscia, nudo come un verme, e pieno di pezzetti di vestiti e pelle cotta che si staccavano dal corpo. Sono-siamo-fatti così: non siamo immortali, in realtà moriamo un sacco di volte. La figata e che appena morti riviviamo.

Mossi due o tre passi, mentre loro tornarono a guardarmi, per scrostarmi di dosso pelle e vestiti ormai vecchi. Sotto, nuova pelle, nuovi muscoli ed un corpo perfettamente in forma.

Questa volta erano vicini, non infrattati chissà dove a prendermi di mira con i loro fucili del benga, e non avrebbero avuto scampo. Ero più veloce, più forte, più “qualunque cosa” di tutti loro messi insieme.
Ed ero furioso.
Qualcuno lo sgozzai subito, ma prete e bamboccio col fucile li sballottai per un po prima di succhiarli.

Maledizione: dopo tutto sono un fottuto vampiro. Non sarò Dracula, ma merito un po di rispetto da dei poppanti!

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