giugullare

il viaggio per cui si parte non è mai il viaggio da cui si ritorna

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detesto gli ingegneri

Friday, April 14, 2006

in memoria di un drago

Fuggiva, lontano, la mente
il dolore quasi dormiva, assente

ma c'era

Il mio drago non volava

Mi guardava il vecchio volto scuro
al suo occhio ero lo spergiuro
Il traditore, il cavaliere errante
che sapeva raccontar fiabe, ma distante

Il mio drago piangeva

UN suono lento, rappreso tra i denti
Pugnalato da pensieri, troppo coerenti
Usciva dalla sua bocca al posto del fuoco
mentre io ripetevo che tutto era un gioco

Che le cose importanti non erano storie
di armature forgiate per grandi vittorie
contro il male estremo, nemico imperante
ma uno stipendio, molto più importante

il mio drago tremava

era grande come un monte di pietra dura
forte da impaurire la stessa paura
Ma non tremava per dolore o per sorte
vedeva soltanto dei miei sogni la morte

E io cercavo di portarlo sulla retta via
perlandogli di doveri, adulti, filosofia
Non lo accarezzavo, se non con la ragione
Per farlo crescere, uomo tra piccole persone

E non mi accorgevo del mio enorme errore
ero cieco ad ogni richiamo del cuore
Ero tutto mente, per esser maturo
per insegnargli la vita, dargli un futuro

Il mio drago svaniva

Mi guardò un ultima volta, senza giudizio
io lo guardai, cadendo nel precipizio
Guardai quel vecchio volto, che avevo amato
maledicendolo, perchè non aveva capito

E il mio drago pianse, gridando il suo amore
Svandendo poco a poco, nel mio furore

Svanì guardandomi per l'ultima volta in viso
e con lui svanì il bambino che l'uomo aveva ucciso

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