giugullare

il viaggio per cui si parte non è mai il viaggio da cui si ritorna

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detesto gli ingegneri

Monday, April 10, 2006

tre

Un vecchio dio dall’aria nobile
Volava lento sopra la morte
Una scena poco credibile
Pensava più in basso la sorte

L’uomo camminava, più giù ancora
Pieno di pensieri, la vita è dura
La sorte arrivò nel giro d’un’ora
Ancora incerta su quale avventura

Preparò tutto, perfettamente
Per quell’uomo ancora distante
Così perso nella propria mente
Tutto sarebbe durato un istante

Ma ecco la morte piantarsi a terra
Tra l’uomo e il suo destino
Poche storie, la guerra è guerra
E poi gli sono sempre più vicino

Ma che diavolo, gridò la sorte
Lo visto prima io quel cretino
Levati dai piedi, sorella morte
Ho già segnato il suo cammino

La falce rise come un quarto di luna
La morte ruttò tutto il suo disprezzo
Senti un po’, sorella fortuna
Che ne dici di levarti di mezzo?

Quando arrivo io tu non hai più senso
Niente più vita, niente più sorte
Questo è quello che penso
È poi, io sono più forte

L’uomo avanzava, ignaro di tutto
La lama brillava, vicino alla pelle
La morte rideva, vestita a lutto
Poi il dio scese da sopra le stelle

Vestito d’onore, vestito a festa
Dio scese tra la vita e la morte
E questo, cosa si è messo in testa?
Pensò la falce senza dirlo forte

Dopotutto era Dio, quello
Meglio star calmi, non scuotere le porte
Anche se arrivava sempre sul più bello
Meglio tacere e prendersela con la sorte

Dio guardò l’uomo, attento
Poi prese la lama tra le dita
Soffiò, la morte si perse nel vento
L’uomo fece un altro passo nella vita

La sorte guardava tutto, distante
Quando arrivò, inattesa, la verità
E la colpì con la forza d’un gigante
E la giovane allegria della vanità

Sopra il Dio, dalla sua testa
Fili trasparenti come il domani
Salivano su a far festa
tra un burattinaio e le sue mani

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