inizi, e fini
Ogni cosa che inizia ha una fine.
e' la regola. possiamo girarci intorno, ragionare. ma resta il fatto.
Ciò che inizia, finisce.
Sempre.
e la fine, se davvero di fine si tratta, è dolore.
Possono esserci gradi diversi, diverse forme. Diverse sfumature. Il termine, però, non cambia. Dolore.
Allora perchè iniziamo le cose? dal prendere un cane al dare la propria vita ad un'altra persona; se l'inevitabile è che anche quello, prima o poi, ineluttabilmete, finisca?
perchè la grazia che ci è stata fatta è di non essere consapevoli. Mai.
Viviamo il presente, l'attimo, con chiarezza più o meno lucida.
Ma il futuro è tutt'altra cosa: quando ci pensiamo, se va bene, abbiamo vaghe ipotesi di quello che succederà, di quello che Saremo Costretti a provare quando il futuro deciderà che è tempo di "fine".
Questo ci permette di buttarci nelle cose, come un giocatore incallito si butta nelle scommesse, certi che se mai perderemo, sarà dopo.
Nel frattempo giochiamo per vincere.
Eppure; è solo questione di tempo, tutti perdiamo.
e Ben venga questa cecità, questa allegra inconsapevolezza che permette alla vita di spingersi avanti, di avere un senso, di generare altre vite, arte, scienza.
Ora.
Pensate ad un essere condannato a ragionare per consapevolezza. Un essere condannato a vedere interamente il flusso di una propria azione, dall'inizio alla fine.
Condannato a provarne dettagliatamente emozioni, sensazioni, conseguenze,subito, anzi prima ancora di averla fatta.
Un essere in grado di travalicare il concetto di tempo, misericordiosa barriera messa tra la nostra anima e il dolore.
potremmo allora parlare di Dio, forse, ma non di un uomo.
perchè quell'uomo sarebbe il più triste maledetto del creato.
e' la regola. possiamo girarci intorno, ragionare. ma resta il fatto.
Ciò che inizia, finisce.
Sempre.
e la fine, se davvero di fine si tratta, è dolore.
Possono esserci gradi diversi, diverse forme. Diverse sfumature. Il termine, però, non cambia. Dolore.
Allora perchè iniziamo le cose? dal prendere un cane al dare la propria vita ad un'altra persona; se l'inevitabile è che anche quello, prima o poi, ineluttabilmete, finisca?
perchè la grazia che ci è stata fatta è di non essere consapevoli. Mai.
Viviamo il presente, l'attimo, con chiarezza più o meno lucida.
Ma il futuro è tutt'altra cosa: quando ci pensiamo, se va bene, abbiamo vaghe ipotesi di quello che succederà, di quello che Saremo Costretti a provare quando il futuro deciderà che è tempo di "fine".
Questo ci permette di buttarci nelle cose, come un giocatore incallito si butta nelle scommesse, certi che se mai perderemo, sarà dopo.
Nel frattempo giochiamo per vincere.
Eppure; è solo questione di tempo, tutti perdiamo.
e Ben venga questa cecità, questa allegra inconsapevolezza che permette alla vita di spingersi avanti, di avere un senso, di generare altre vite, arte, scienza.
Ora.
Pensate ad un essere condannato a ragionare per consapevolezza. Un essere condannato a vedere interamente il flusso di una propria azione, dall'inizio alla fine.
Condannato a provarne dettagliatamente emozioni, sensazioni, conseguenze,subito, anzi prima ancora di averla fatta.
Un essere in grado di travalicare il concetto di tempo, misericordiosa barriera messa tra la nostra anima e il dolore.
potremmo allora parlare di Dio, forse, ma non di un uomo.
perchè quell'uomo sarebbe il più triste maledetto del creato.
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